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Il Palazzo venne costruito nel 1391, su commissione di Alberto V d'Este, e corredato da un impianto decorativo raffigurante la vita di corte e le vicende dei romanzi cavallereschi. Il nome è evocativo come quelli delle altre delizie appartenenti agli Este, come Belfiore e Schifanoia. La struttura si svolge attorno ad una corte centrale circondata da quattro edifici con tre logge di cui solo una è tuttora visibile. Durante la prima parte del Concilio Ecumenico, tra il 1437 e il 1438, il Palazzo accolse Giovanni Paleologo, l'imperatore di Costantinopoli e Papa Eugenio IV. Si susseguirono vari proprietari e infine, il cardinale Ippolito II d'Este decise di affittarlo al Magistrato dei Savi, nel 1567, perchè diventasse sede dell'Università. A fine Cinquecento, poi, vennero intrapresi degli interventi che, su un progetto di Giovan Battista Aleotti, trasferirono la facciata da via Gioco del Pallone a via delle Scienze, dove si trova ora. Sempre in quell'occasione venne eretta la torretta dell'orologio e il portale in marmo bianco. Nel 1753 venne istituita la Biblioteca Civica dedicata a Ludovico Ariosto e nel 1801 vennero trasferite qui, dalla Chiesa di San Benedetto, le spoglie del poeta. All'interno della sala Ariosto si trova il monumento funebre a lui dedicato, per volere di un nipote, e realizzato da Giovan Battista Aleotti. Il mausoleo è composto da un basamento marmoreo sul quale si innalzano quattro colonne e un frontone con, nel mezzo, il busto dell'Ariosto, realizzato in alabastro. Sono presenti anche due statue rappresentanti la Fama e la Poesia. A decorare il soffitto della stanza vi sono degli affreschi, delimitati da cornici in stucco con medaglioni raffiguranti i fondatori della Biblioteca. Nel 1963, quando l'Università venne trasferita, l'edificio continuò ad ospitare la biblioteca, nella quale sono raccolti cimeli dell'Ariosto, codici con preziose miniature e incunaboli. Da segnalare il settecentesco scalone e il Teatro Anatomico, progettato dall'architetto Mazzarelli e dall'anatomista Agnelli. Il teatro venne ideato prendendo spunto dalla forma di quello bolognese, con una sola entrata, e padovano, troppo buio, ma apportandone i necessari miglioramenti. La sala si presenta, infatti, a pianta ottagonale, prende luce da quattro ampie finestre e prevede entrate diverse per i docenti e gli studenti.